Approvato anche nel comune capoluogo l'odg teso a negare spazi pubblici e istituzionali alle formazioni neofasciste.
Sono 20 i consigli comunali reggiani che adottano il documento, fatto proprio anche dal consiglio provinciale.
Tra le tante notizie preoccupanti che pervengono in queste ore dai territori emiliani colpiti dagli sciami sismici che stanno procurando morti e distruzione, una ci rincuora senz'altro. E' quella dell'approvazione anche nel comune capoluogo Reggio Emilia, nella giornata di ieri, dell'odg che nega spazi pubblici e istituzionali alle organizzazioni di estrema destra, arrivando così ad interessare ben 21 comuni della provincia.E' indubbiamente un risultato estremamente importante per il territorio reggiano ma non solo, che testimonia come l'essere coscienti della non-autosufficienza da un lato e la conseguente costruzione, dall'altro, di una rete di soggettività locali, sia istituzionali sia di movimento, possa essere assai efficace nel contrastare rigurgiti neonazifascisti, che cercano di tornare prepotentemente, in un'epoca di crisi come questa che stiamo vivendo, al centro della politica dei nostri territori.
Con questo sostanzioso precedente realizzato, che speriamo possa essere colto anche dalle istituzioni riminesi, e forti di ciò, portiamo avanti la Campagna no nazi in my town, per la diffusione di una cultura e di una pratica antifascista quotidiana.
Di seguito il comunicato pubblicato su globalproject.info
Oggi, 28 maggio 2012, il consiglio comunale della città di Reggio Emilia si è espresso a favore di un ordine del giorno che impegna le amministrazioni a non concedere più spazi pubblici a qualsiasi organizzazione che si rifaccia all’ideologia fascista(in qualsiasi sua rivisitazione) o che professi l’odio razziale e la xenofobia. Con 25 voti a favore (PD-SEL-PDL e 5Stelle), 5 contrari (Lega Nord) e 3 astenuti, e dopo 2 ore e 20 minuti di estenuante discussione il consiglio comunale approva l'ordine del giorno.
Ad oggi lo stesso ordine del giorno è stato approvato in venti comuni della provincia di Reggio Emilia più il consiglio provinciale. Sempre ad oggi un solo comune ha respinto quest’ordine del giorno, il comune di Guastalla, nella bassa reggiana al confine con il mantovano, comune amministrato dal binomio PDL-LEGANORD.
Nel merito di questa vicenda ci sono alcune cose che vanno dette. Siamo davvero molto contenti di vedere che anni di informazione, monitoraggio e mobilitazioni, svolti sempre dal basso da cittadini e militanti politici spesso snobbati e lasciati soli, hanno finalmente raggiunto e incontrato la cosiddetta politica istituzionale, che ha, almeno una volta, raccolto e fatto proprie queste istanze. Purtroppo nemmeno a Reggio Emilia si possono dare per scontate certe prassi e prese di posizione pubbliche.
La scelta, deliziosamente politica, di votare un simile ordine del giorno, è certamente solo uno dei cento passi che occorre fare per non lasciare terreno a certe derive culturali. Nondimeno è un passo fondamentale. E la sua valenza è triplice: in primo luogo è una lezione di democrazia partecipativa di cui fare tesoro in futuro, è la dimostrazione che le mille lotte di tanti anni hanno davvero smosso qualcosa, perfino nei “palazzi”.
Ma i dati più importanti sono gli altri due: finalmente degli amministratori hanno avuto il coraggio di rivendicare con la prassi i valori antifascisti, senza attendere azioni legali o provvedimenti della magistratura, restituendo un po’ di dignità e di indipendenza alla politica, valorizzando il bistrattato principio della separazione dei poteri, e dimostrando a tutti che dietro ad ogni scelta c’è sempre una volontà politica, che può e deve stare al di sopra delle convenienze. In un periodo di crisi tanto feroce, che porta rigurgiti neonazisti in tutta Europa, con gravi rischi per la libertà di tutti noi, grande è il valore di questo primo, piccolo passo. Ancora di più oggi gioiamo, nel vedere questa politica “con la P maiuscola” difendere i valori antifascisti, accogliendo e facendo proprio il linguaggio scaturito in questi tanti lunghi anni di lotte della società civile contro il fenomeno neofascista, arrivando addirittura ad affermare che questo fenomeno non deve avere spazi nelle nostre città.
Quando le istanze che provengono dal basso, riescono a penetrare nei “palazzi del potere”, significa che il percorso che ha portato alla vittoria di oggi è sempre stato giusto, coerente e condiviso. Questo non può che rappresentare una grande soddisfazione per i movimenti, veri artefici di questo risultato.
In terzo luogo, ultimo ma non meno importante, è stato rotto il vecchio schema dei “rossi contro i neri”, speriamo infatti che da adesso in avanti non si guardi più l’antifascismo militante storcendo la bocca, e che non si lascino più sole quelle persone che lavorano costantemente, con ogni mezzo necessario, per tenere pulita la propria città. Se questo passaggio fosse venuto prima, probabilmente si sarebbero evitate tante violenze e situazioni pericolose, alcune delle quali costate la vita a persone che a volte non erano neppure “antifascisti militanti”, come Nicola, studente medio, ammazzato a calci dai nazi nella Verona di Flavio Tosi 4 anni fa, solo per fare un esempio.
Sappiamo che il risultato che oggi portiamo a casa da solo non basta. Siamo consapevoli che non basterà da solo ad eliminare il fenomeno neofascista dalle nostre città. Sappiamo che dovremo continuare ad opporci con ogni mezzo necessario ai neofascisti.
Ma sappiamo anche che questa vicenda (un’intera Provincia che nega spazi pubblici a Casa Pound e gentaglia varia) rappresenta un precedente importantissimo, anche a livello nazionale. Siamo un territorio (almeno sulla carta) “defascistizzato”. Speriamo soltanto che tanti altri territori in Italia prendano spunto e trovino il coraggio di accogliere le istanze dei movimenti antifascisti, comprendendo che il pericolo rappresentato da queste formazioni nel contesto della crisi è reale e vicino.
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