Un tranquillo pomeriggio
di un sabato qualunque in un piccolo e carino paese della provincia
di Rimini: Santarcangelo di Romagna. Girano sms che avvertono:
“nel centro della
città, c'è forza nuova sotto la lapide di Rino Molari”.
Ma chi è Rino Molari?!
Partigiano e insegnante che il 27 aprile 1944 cadde - in seguito ad
una spiata - nelle mani dei fascisti a Riccione. Tradotto a Cesena,
fu poi rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna, a
disposizione delle SS. L'insegnante rimase in cella, sottoposto a
tortura sino al 6 giugno, quando i tedeschi decisero il suo
trasferimento nel campo di concentramento di Fossoli. Rinchiuso nella
baracca 16 A, Molari fu immatricolato col numero 1406. Poco più di
un mese dopo, con altri 66 martiri, fu trucidato dai nazifascisti per
rappresaglia.
La memoria quando smette
di essere celebrazione e pratica costituente di nuove forme di lotta
antifascista ha il pregio di ricomporre la trasversalità delle
soggettività della sinistra, di produrre un noi proprio lì dove
anni di razzismo istituzionale hanno prodotto, alimentato e
rafforzato gruppi di estrema destra come forza nuova. Ci muoviamo in
fretta per raggiungere il luogo, siamo in tanti e tante (c'è anche
il Sindaco di Santarcangelo), e qualcuno fa girare volantini
informativi che raccontano la storia e la vita di Rino Molari. Ha
dato la vita per la libertà contro il nazifascismo, non possiamo far
infangare la sua memoria con la presenza di 8 neri mal vestiti, con
le loro bandiere e le loro croci uncinate, con i loro slogan e i loro
volantini contro l'usura delle banche. E' evidente fin da subito un
aspetto, la spontaneità
dell'incontro di tanta persone che si ritrovano attorno ad un principio
costitutivo della nostra democrazia, l'antifascismo e i valori della
resistenza.
Ci sono momenti in cui si
può lasciare un segno nella storia, oggi abbiamo scritto in tanti e
tante una bella pagina di storia antifascista nella nostra provincia.
In forma libera, spontanea, partecipata e democratica un semplice
incontro è stato attraversato da una potenza collettiva e
comunicativa. Gli stessi cittadini si sono fermati e uniti a noi
nella presenza, fermi a guardare con rabbia e disgusto gli 8 neri mal
vestiti, a cantare Bella ciao.
Per qualche ora, ed anche
se solo per qualche ora, il centro cittadino di un paese di provincia
è divenuto metropoli, con tutte le contraddizioni delle metropoli
immerse nella crisi, ma con quella capacità di divenire ed essere
subito moltitudine, di produrre da subito un comune politico
antifascista contro chi continua ad offendere e non a caso, luoghi
simbolici come la lapide di Rino Molari, insegnante e partigiano
trucidato dai nazifascisti.
Sarà per questo che
improvvisamente sugli 8 neri mal vestiti, si sono riversate due
secchiate d'acqua gelida, gettate da una cittadina di Santarcangelo
dal balcone della sua finestra. Nessuna azione premeditata o
costruita, puro istinto di chi sa da che parte stare, di chi ha
memoria dei luoghi che abitiamo e del perché quei luoghi abbiamo
certi nomi.
"La Romagna non vi
vuole, la Romagna non vi vuole!!!!" E poi "siamo tutti
antifascisti", slogan che scanditi in una molteplicità di voci,
hanno accompagnato la fuga degli 8 neri mal vestiti scortati da
carabinieri e digos.
Si conclude così un
“normale” sabato pomeriggio in una piccola e ridente città della
provincia riminese che oggi ha ricordato ai neri mal vestiti che loro
erano 8 mentre noi siamo il 99%.
Nessun commento:
Posta un commento