Articolo tratto da firstlinepress.org del 26 giugno 2013
Oggi Libération dedica la prima pagina a quella che lo
stesso giornale francese chiama “Generazione Meric”: gli antifascisti.
Clément Méric è il giovane antifa che è stato assassinato
pochi giorni fa (il 5 giugno) da un gruppo di naziskin a Parigi. A
scaturire di nuovo gli interessi dei giornali sul caso è stato un nuovo
video (delle telecamere di sorveglianza) che è balzato agli onori della
cronaca e che secondo l’emittente RTL (che lo ha visionato)
mostrerebbero chi ha iniziato il diverbio: Clément Méric.
La risposta del gruppo Action antifasciste Paris-Banlieue di cui
Clément era membro è stata subito chiara: “basta con le bugie”. Ci
sarebbero stati, secondo il gruppo, degli scambi verbali all’interno del
negozio davanti al quale il giovane ha poi perso la vita ma è chiaro
come sia finito dopo l’episodio: i naziskin armati di tirapugni “hanno
aggredito i compagni” ed è “quindi impossibile che le immagini mostrino
Clémént correre verso il suo aggressore e sferrare un pugno alle
spalle”, gli stessi “militanti di estrema destra non hanno mai sostenuto
che Clémént si precipitò verso uno di loro per colpirli da dietro”. Ad
infangare ulteriormente la vicenda ci si mette anche un vigile che
rivela al giornale Le Point di aver chiesto al gruppo di
abbandonare la zona per evitare disordini sostenendo che “Clement Meric
voleva davvero combattere. Sembrava odiare profondamente gli skinhead”,
stessa versione del leader del gruppo cui fanno parte gli aggressori
(JNR).
Chi ha iniziato cosa? Una riflessione del giornalista Fabrice Rousselot di Libération
spiega come sia inutile “nutrire le vane polemiche del chi ha
iniziato”. “Chi ha dato il primo colpo, chi è che ha insultato un po’
più o un po’ meno, chi è che voleva combattere”, nell’articolo continua
spiegando come tutto ciò non sia essenziale, “poiché non è essenziale”.
Clémént Méric sappiamo che ha combattuto per delle idee, dice il
giornalista, ha partecipato sin da molto giovane in organizzazioni di
sinistra, tendenza comunista libertario. “Sappiamo anche che era un vegetariano e attivista per cause LGBT. Nel
ritratto che pubblichiamo mostra inoltre che, come molti antifa, non
del tutto è sfuggito alla tentazione della provocazione e, a volte –
forse – della violenza”, ma la “critica” dovrebbe fermarsi qui e non
cedere a “chi vorrebbe farci credere che l’estrema destra e l’estrema sinistra provengono dallo stesso sacco.
Noi possiamo solo essere grati che ci siano giovani determinati a
respingere gli ideali anti-repubblicani nauseabondi dei gruppi fascisti
che hanno fatto dell’odio il loro business”. Grati anche a coloro che
decriptano il nuovo volto della destra radicale e che si oppongono alla
concessione di spazi per loro, concludendo poi che “i fascisti sono una minaccia per la democrazia, non quelli che li combattono“.